I videogiochi sono ufficialmente riconosciuti come sport!

I videogiochi sono ufficialmente riconosciuti come sport!

Fino a poco tempo fa giocare ai videogiochi poteva essere considerato come una perdita di tempo e i videogiocatori accaniti come persone senza vita sociale ma adesso le cose sono cambiate. Infatti i videogiochi sono ora diventati degli sport a tutti gli effetti mentre i videogiocatori dei veri sportivi.

Bisogna ringraziare l’Associazioni sportive e sociali italiane (ASI) che è stata riconosciuta dal CONI e ha dato vita al settore GEC (giochi elettronici competitivi). La GEC diventa quindi l’organizzazione che in Italia si occupa di regolamentare gli eSport (Sport elettronici). I videogiocatori professionisti possono perciò tesserarsi e ottenere un riconoscimento nazionale e internazionale al pari degli atleti degli sport tradizionali. L’obiettivo del videogamer è lo stesso degli altri sportivi: diventare il numero uno, il fenomeno dei videogiochi trionfando in competizioni nazionali e internazionali. I giochi riconosciuti come eSport sono per ora solo questi: League of Legend, Heroes of the Storm, Dota 2, Heartstone, Starcraft 2, Street Fighter, FIFA, Tekken, The King of Fighters, Counter-strike: global offensive, Call of Duty: Advanced Warfare.

Pietro Soddu, il direttore operativo di GEC, ha spiegato: “quello che vogliamo fare è avvicinare le persone al concetto di gioco e istruire sul come giocare, in modo anche competitivo, nel rispetto della salute e della persona”. Infatti i gamer devono seguire un rigido regolamento dove tra l’altro ci sono anche delle precise regole sulla salute dell’atleta: sono vietate le droghe, l’alcool e durante la gara non si può fumare. Poi l’aspetto dell’allenamento viene spesso sottovalutato in questa disciplina: non ci si limita solo a comprendere a fondo le regole del gioco ma anche ad ottimizzare qualunque aspetto tecnico. Gli eSport sono anche democratici perché permettono a chiunque abbia un computer, un mouse e una tastiera di giocare e di scalare graduatorie di livello.

Tutto questo lavoro è stato fatto per allineare l’Italia al resto del mondo dove la presenza di queste realtà è già molto solida. Infatti l’Italia in questo sport è molto indietro rispetto ad altri paesi dove il movimento è molto diffuso e il gamer professionista viene retribuito con uno stipendio al pari o addirittura superiore di qualsiasi altro sportivo.

Per quanto riguarda lo spettacolo c’è da sottolineare come al gamer tocca scontrarsi non solo con gli avversari ma anche con il gioco stesso: la variabilità dettata dall’equazione non prevedibile crea un’esperienza agonistica di alto livello e un vero e proprio show con tanto di seguito di grande pubblico. In Italia quello che manca è un ponte che colleghi il mondo degli eSport con chi non li pratica in prima persona. Infatti con un evento eSport è possibile accogliere un gran numero di spettatori come è successo durante le finali mondiali di “League of Legend” dove il Sangam Stadium di Seul è stato addirittura riempito da 40 mila persone.