Il triste destino di un campione della pallavolo

Il triste destino di un campione della pallavolo

Kirk Kilgour è stato forse il miglior pallavolista americano della storia. Il suo è un racconto di sport che lascia un po’ di malinconia perché Kirk ha avuto un triste destino ma la sua voglia di vivere non si è mai fermata.

Kirk Douglas Kilgour nasce a Los Angeles il 28 dicembre 1947. A scuola eccelle sia nello studio che nello sport. Inizia col praticare il baseball, l’atletica leggera e il basket ma non c’è differenza, ottiene ottimi risultati in tutte e tre le discipline. Alla fine, siccome era molto alto, decide di dedicarsi in particolar modo al basket piuttosto che agli altri sport. La sua intuizione fu più che giusta perchè come cestista viene apprezzato e ammirato. Diventa capitano della squadra di basket di Bellevue e viene premiato come miglior giocatore difensivo dello stato di Washington.

Poi nel 1968 c’è una svolta nella sua carriera sportiva. L’allenatore Al Scates ritiene che Kirk sia sprecato per la pallacanestro e secondo lui renderebbe di più come giocatore di pallavolo nel ruolo di schiacciatore. Kirk, che intanto non aveva mai abbandonato la pratica della pallavolo, accetta di buon grado i consigli del suo coach e si trasferisce all’University of Los Angeles della California (UCLA) dove gioca a pallavolo e studia alla facoltà di psicologia. Kirk applica la psicologia anche gioco della pallavolo: studia, analizza, attacca e colpisce. Questo modo di fare gli fa conquistare, con la maglia degli UCLA Bruins, il titolo di campione universitario per due anni di fila prima nel 1970 e poi nel 1971, in quest’ultimo anno viene anche nominato miglior giocatore del torneo. Dopo aver conquistato con la nazionale statunitense nel 1973 anche il campionato nordamericano, Kirk cerca una nuova sfida e la trova in Italia.

L’Ariccia Volley Club dopo aver ottenuto la promozione in serie A ha bisogno di rinforzarsi e vuole il pallavolista statunitense. Kirk si trasferisce quindi ad Ariccia nell’estate del 1973 e qui oltre a giocare a pallavolo è anche supplente nelle scuole e tiene lezioni gratuite di inglese e di ginnastica. L’Ariccia Volley Club insieme a Kirk ottiene nella stagione 1973-1974 il secondo posto a pari punti con il Bologna e nella stagione 1974-1975 conquista finalmente il titolo di campione d’Italia con 25 vittorie su 26 partite giocate. Alla vittoria dello scudetto segue per Kirk l’onore di sedere sulla panchina della nazionale italiana di pallavolo come vice allenatore.

Scudetto e panchina della nazionale, per il pallavolista statunitense sembra andare tutto a gonfie vele e invece ecco che dietro l’angolo si nasconde il dramma: il 1976, durante un esercizio ginnico al cavallo, l’atleta cade malamente. Il risultato della caduta è la lussazione della quinta vertebra cervicale con lesione del midollo spinale a cui consegue la paralisi totale e irreversibile a tutti e quattro gli arti.

Ma Kirk Kilgour non si arrende e con grande forza d’animo si da coraggio perchè ci sono tante cose che vuole ancora fare nella vita. Infatti torna negli USA e inizia a svolgere diverse attività: commentatore sportivo, allenatore, scrittore, produttore, consulente sull’handicap, docente ai corsi di motivazione e volontario negli ospedali. Fa tutto questo su una sedia a rotelle che risponde a comandi vocali, progettata con congegni all’avanguardia proprio per rispettare le sue esigenze.

Nel 2000 Kirk si reca a Roma, in occasione del Giubileo degli Ammalati, per recitare in Piazza San Pietro davanti al papa Giovanni Paolo II una preghiera da lui composta. Intano però la prolungata immobilità fa peggiorare velocemente le sue condizioni di salute tanto che non resiste alle complicazioni di una polmonite e si spegne il 10 luglio 2002 all’età di 54 anni. Ad Ariccia hanno dedicato a Kirk Kilgour il palazzetto dello sport per rendere immortale il ricordo del grande campione che riuscì nell’impresa di far vincere lo scudetto ad una piccola squadra di provincia.